lunedì 28 ottobre 2013

New York day 8: ultimo giorno, mancano due piatti all'appello. Pizza ed ali di pollo fritte.

L'ultimo giorno di ogni cosa mi mette sempre tristezza mista ad impazienza per l'arrivo di un nuovo inizio.
Non riesco quasi mai a godere dell'"ultimo giorno", sono già proiettata verso ciò che farò poi e, dopo un viaggio simile, gli spunti sono molti. 
Indovinate un po'? Abbiamo camminato tantissimo anche oggi, su e giù per Harlem.
L'autunno si sta mangiando il verde delle foglie ed é uno spettacolo di colori e profumo di corteccia umida.
Ci mancavano due piatti da assaggiare a NY: la pizza e le ali di pollo fritte.
Visto il poco tempo a disposizione abbiamo lasciato il pranzo come ultima cosa, quando ormai eravamo già in aeroporto ed era ora di cena. :-)
Ci siamo fermati in un pub nel terminal 1 ed ecco il risultato.
La piazza americana é sempre un po' alta e gommosa, non sa propriamente di pizza, il pomodoro é troppo dolce, il formaggio non é mozzarella così come la intendiamo però, nell'insieme, a me piace.
Le ali di pollo invece sono state definite da Mr.D. come un piatto "senza infamia e senza lode".
Eccole. A me non ispirano troppo.
Il nostro viaggio a NY finisce qui. Con il palato scottato dalla pizza bollente e gli occhi che lacrimano per la salsa piccante del pollo, o forse é solo nostalgia preventiva.
Chiudo gli occhi e cerco di rivivere questi 8 giorni. Voglio portare a casa con me tutto ciò che posso. Ciao.

domenica 27 ottobre 2013

New York day 7: pedalare come un hipster?

Che poi, cosa davvero sia un hipster non mi é ancora molto chiaro.
É una corrente di pensiero? É un modo di essere, vestire, apparire, andare in bicicletta? 
É tutte queste cose, come tutte le "mode"? Sono un po' confusa a riguardo e, sinceramente, non mi interessa capirlo. 
So che però oggi abbiamo pedalato un sacco e siamo andati a Brooklyn, precisamente a Williamsburgh che, per la cronaca, é la patria degli hipster. 
Per la definizione vi rimando a Wikipedia, io ora non ho tempo. Devo raccontarvi del cibo.
Pedalare mette appetito quindi, sulla strada, Mr.D. ha preso una bella "italian sausage" defaticante.
Cosa c'era dentro? Il solito: spezie piccanti e l'immancabile mostarda.
Arrivati a Williamsburgh abbiamo gironzolato un po' fermandoci per una birra in un locale fichissimo!
Un po' troppo carnivoro per i miei gusti, visto che alle pareti c'erano dei dipinti con i vari tagli di carne di maiale, mucca e pecora...però la birra artigianale era, a detta di D., deliziosa!
A me piacevano le spillatrici...rubinetti che escono direttamente dalle piastrelle.
Birretta bevuta, ci siamo messi in cerca di un posto per il pranzo. 
Ancora una volta le polpette ci sono piovute dal cielo: "Meatball shop" ha un negozio anche in questa parte della cittá!
Come da copione, veggie con polenta per me e maiale con purè per Mr.D: una bontà. 
Dedicherò un po' della mia cucina invernale alle polpette. Deciso.
Se vi capitasse di fare un viaggio a NY, dedicate del tempo a Brooklyn e a Williamsburgh, ne vale la pena. Certo, ci vuole un sacco di tempo per poter dire di "avere visitato New York"; Manatthan é immensa e i dintorni...ancora di più.
Noi, purtroppo, abbiamo voluto dedicare solo una mezza giornata al di fuori dell'isola ma, tornassimo qui, sicuramente ci prenderemmo molto più tempo per Brooklyn e il Queens.

sabato 26 ottobre 2013

New York day 6: cose a caso, le migliori.

Non ho ancora trovato un aggettivo per descrivere questa cittá. Quando lo trovo vi faccio sapere.
Sono una che ama le montagne, i posti desolati, la natura allo stato brado (ho lasciato il cuore in Islanda e forse ci vivrei) eppure qui mi sento a casa. 
É naturale camminare per queste strade, l'unico momento di "estraniamento" (esiste questa parola?) l'ho avuto a Wall street. Credo perché lì c'é il famoso 1% della popolazione e i soldi buttano energia negativa. Secondo me.
L'aspetto che mi é piaciuto di più? Vagare a caso, nutrirmi a caso.
Ieri é andata proprio così.
Colazione all'alba delle 12.00 dopo aver camminato per Central Park ed aver visitato il Guggenheim.
Sto abbandonando i dolci (spero) e mi sono data al salato al mattino, pita con falafel per me ed un improbabile spiedino con pollo e mostarda (shish kebab) per Mr.D.
Camminare, camminare, fare un giro sulla 5th, camminare giù giù giù fino alla Highline. 
Se non sapete di cosa si tratta vi consiglio di cercarla, é un tratto di una vecchia ferrovia riqualificato e trasformato in un parco-passeggiata: alberi e piante incorniciano una passerella dove ci sono panchine, sdraio, bar, anfiteatri all'aperto, punti panoramici, bancarelle. Top. 
Il nostro vagare senza meta ci ha portati a cena in un posticino messicano tra la Columbus e la 78th che mi ha attirato per due motivi: il nome, Frida Café, e le lucine. Sono una fan delle lucine bianche. 
É stato difficile scegliere ma, alla fine, ho optato per empanaditas ripiene di formaggio e quesadillas con chorizo e formaggio, accompagnate da un riso bianco con zucchine e crema di latte.
D. ha scelto una bistecca con riso rosso e fagioli neri. Anche se non é stata una cena proprio economica ne é valsa la pena.



New York day 5: dalla Thailandia con amore (e spezie piccanti)

Il mood di oggi é "cucina orientale". Da prima che partissimo Mr.D. mi aveva fatto promettere che avremmo mangiato asiatico qui a New York, non importa di quale parte dell'Asia, bastava che fosse ad oriente.
E così è stato, scegliendo tra giapponesi, vietnamiti, indiani, ci siamo fidati di Trip Advisor e delle recensioni che consigliavano caldamente il Pongsri Thai Restairant.
Ce ne sono tre a Manhattan, per comodità, visto che eravamo a Wall Street ci siamo diretti a quello di Chinatown. La via era stretta e buia, la porta sgangherata, appena entrati l'odore nell'aria non era dei più gradevoli... "perfetto" ho pensato, "sarà un postaccio e staremo male al 99%", ci siamo comunque seduti perché il sorriso del cameriere non era di quelli che si possono rifiutare. 
Sono stata smentita totalmente. Era tutto de-li-zio-so (e nessuno é stato male) :-)
Io ho scelto una specie di involtino primavera con una sfoglia croccante che avvolgeva verdure dal sapore deciso, al centro c'era un cuore di spaghettini di soia.
Poi ho chiesto del riso fritto ma senza curry...Alina, se mi leggi, sappi che ti ho pensata ed ho riso di me.
Nel piatto avevo verdure di ogni tipo: broccoli, pomodoro, cetriolo, fagiolini, una verdura a foglia larga non meglio identificata ed una con gambo bianco e croccante tipo sedano, al posto delle uova, come previsto dal menù, ho chiesto del tofu. Era morbido, giallo e fritto, credo fosse stato passato nella curcuma. Super.
Mr.D. ha iniziato con un piatto dal nome poco promettente "Tom kha gai", chissà cosa vorrà dire, nella pratica é una zuppa di pollo, verdure e latte di cocco, piuttosto piccante. 
Come secondo piatto, per non smentirsi, Mr.D. ha chiesto il piatto più piccante del menù e persino il cameriere sorriso ha tentato di scoraggiarlo. D. é cocciuto ed ha chiesto ugualmente un"Jungle curry": mix di carne di pollo, peperoni, melanzane, fagiolini ed una verdura di natura sconosciuta,  il tutto iper piccante. Come immaginate sia finita? Ha mangiato tutto leccandosi baffi e barba.

venerdì 25 ottobre 2013

New York day 4: mangiare nei diner da colazione a cena.

La cucina dei diner l'ho provata per la prima volta in Canada. Sono locali che offrono cucina in "American style" (così dice Wikipedia) in un ambiente con divanetti in pelle dagli schienali bassi, tavolini lucidi ed insegne luminose e fissate in obliquo.
Come molte delle attività qui sono aperti quasi tutto il giorno e ci si può mangiare dalla colazione alla cena. 
Abbiamo iniziato dal Cosmic Diner all'angolo tra la 52th e la 8th. Nel menù c'era di tutto, dai pancakes con sciroppo d'acero alla zuppa di verdure, essendo ora di colazione abbiamo optato per scrambled eggs (uova strapazzate), formaggio cheddar, pomodori e funghi; or salsicce me le hanno messe come optional e Mr.D. ha gradito molto.
Dopo una colazione del genere il pranzo é stato verso le 18.00...prima sarebbe stato impossibile!
Ci siamo fidati della Lonely e abbiamo cercato Shake Shack, un chiosco di hamburger in Madison Square Park tra la 23th e Madison Avenue. É proprio nel parco, ci sono tavolini e mille lucine appese agli alberi come quelle che vorrei sul mio terrazzo, se solo ne avessi uno.
Per i vegetariani servono ottime crocchette ai funghi accompagnate da patate fritte, insalata e salsa al formaggio. Secondo me la salsa é formaggio al 20% ed il resto é burro. Credo sia la stessa che mettono negli hot-dog, sarà un salsone chimico ed industriale. Ma...Jesus, che buona! 
Tra un giro e l'altro ci siamo fermati a dare un'occhiata al mercato di Union Square. Mi piace la dimensione del mercato, potrà sembrare esagerato ma mi fa sentire come se la città avesse ancora un "bel" lato umano; non parlo solo di NY, è una sensazione che ho provato anche da altre parti. Anche nella cittadella dalla quale provengo. La stessa che potrebbe essere molto meglio di come é, se solo fosse gestita meglio.
Per cena (ebbene si, c'è stata anche una cena), di nuovo in un diner, il Viand café, questa volta tra la Broadway e la 75th.
Ho scelto un'ottima quesadilla vegetariana con formaggio, broccoli, funghi, peperoni verdi, rossi e spinaci. Per accompagnare la pietanza mi hanno messo nel piatto guacamole e salsa allo yogurt, con peperoni piccantini e pomodori. Come facciano tutti questi sapori a sposarsi tra loro non lo so, ma era tutto delizioso.
Anche il piatto di Mr. D. non era male, a voi indovinare cosa ci fosse dentro.


giovedì 24 ottobre 2013

New York day 3: cercando di fare come gli americani che mangiano sano. Ho fallito.

Oggi, dopo tre giorni di dieta dell'americano medio, ho deciso di fare quella che va a New York e mangia "sano".
Per strada c'era un profumino di cannella misto a hot-dog, stavo già per abbandonare il proposito, per fortuna, mentre Mr. D. era in fila per l'hot-dog del buongiorno, ho visto in lontananza, accanto all'ingresso del Metropolitan Museum of Art, un camioncino coperto da disegni di frutti.
Al suo interno un vecchietto con maglione di lana mi ha servito un frullato di sola frutta. Niente latte, niente cose strane. Frutta e basta, l'ho visto mentre lo faceva. Ci voleva!
Dopo una visita al Metropolitan Museum (MET) di circa tre ore la fame era notevole, quindi ci siamo messi alla ricerca di un pranzo -sano- percorrendo la 5th Avenue verso downtown.
Il cibo é ad ogni angolo ma su quel pezzo di 5th Avenue  per trovare qualcosa che non siano un fast-food, hot-dog, spiedini, bratzel, ci vuole un certo impegno. Non avevamo voglia di passare troppo tempo a cercare cosa mangiare quindi, ancora una volta, evviva le vaschette di Starbucks con frutta fresca e secca, formaggio e sfoglie di cereali integrali. Notare come é stato scritto "Daniele" sul bicchiere :-) 
Pochi passi dopo aver pranzato ho trovato un fast-food di sole zuppe! Mannaggia a me e al mal di schiena e gambe che non mi hanno fatto avere la forza di camminare due metri in più!
Il pomeriggio l'abbiamo passato su e giù per il ponte di Brooklyn, financial district, Ground Zero ed uno spettacolare giro sul traghetto per Staten Island così da poter vedere la statua della libertà e la città, dal mare, al tramonto. Frenci, se mi leggi, grazie ancora per i consigli.
Tornati a terra era già buio ed iniziava a fare freddo, cosa c'è di meglio per scaldarsi...di un bel locale messicano?!
La Lonely consigliava un posticino in Union Square ma, arrivati lì, lo abbiamo trovato con una fila pazzesca. A quel punto però volevamo messicano, quindi ci siamo infilati al Chipolte all'angolo sulla 14esima strada.
É una catena di mexican grill e funziona così: prima decidi la tipologia di piatto che vuoi (burrito, taco, insalta o "scodella"), poi fai riempire il piatto di ingredienti a tua scelta.
Io ho preso un burrito con dentro riso al lime, fagioli neri, pomodoro, peperoni verdi e gialli, salsa allo yogurt e formaggio. 
Il mix letto così può sembrare letale ma vi giuro che é buonissimo.
Questo ha vanificato il proposito del cibo sano ma, sapete cosa vi dico? Qué viva Mexico!

martedì 22 ottobre 2013

New York day 2: cannella, burro, blues e l'orgasmo di Mag Ryan.

Giornata intensa questo secondo giorno a New York.
Camminare. Respirare. Camminare. Commuoversi agli Strawberry Fields. Camminare. Guardare la città dalla cima del Rockfeller. Camminare. Sentire il blues in un locale buio e caldo. Camminare. Vedere il fumo dai tombini. Camminare. Tornare qui con la schiena a pezzi.
In tutto questo ci sono stati innumerevoli assaggi di cose buone.
Primo: una colazione con cinnamon roll e il solito caffettone (Dott. Piliffo, se mi leggi, giuro che non supero i tre al giorno...di tazzoni da 200 ml).
Il cinnamon roll é una rotolo di farina, uova, burro, zucchero, cannella e ancora burro. Per la gioia delle mie coronarie.
Secondo: un pranzo dentro il Rockfeller center a base di verdure. Ripeto Ver-du-re! Evviva! Me le hanno messe proprio tutte: insalata, funghi, asparagi, pannocchia al burro, carote, zucca, patata, patata dolce e rucola. Gnam. (Non vi dico la coda per salire in cima al grattacelo. No, non ve la dico).
Terzo: giro per negozi che mi hanno lasciata basita. Non so se mi abbia colpita di più il mega store di m&m's, paradiso di malsana inutilità, o la boutique "Godiva chocolatier"che vendeva set da sei fragole intinte nel cioccolato fuso a 42 $!!!
Quarto: dopo il delirio di Times Square e dintorni ci siamo infilati nel Grand Central Terminal Market, il mercato chic all'interno della stazione dei treni.
Sembrava finto: vendevano il pesce ma non ce n'era odore nell'aria, anziane signore benvestite sceglievano cupcakes per halloween mentre uomini in giacca e cravatta si facevano servire frutta e verdura. Il tutto infiocchettato con luci e orpelli scintillati. Chissà cosa sarà a Natale!
Quinto: per riprenderci da tutto questo luccichio ci siamo infilati in metropolitana e poi giù fino al Greenwich in cerca di musica. Trovata, in un locale che si chiama Terra Blues, e che musica cazzo. 
Michael Powers alla chitarra e due birre per un paio d'ore di mistico relax.
Per la cena siamo rimasti nel Greenwich. Avete presente quel locale in cui Meg Ryan simula l'orgasmo in "Harry ti presento Sally"? Ecco, quello lì: Katz's Deli (che sta per delicatessen) aperto a NY nel 1888. Ah, se non avete mai visto il film, fatelo perché l'amicizia impossibile tra uomo e donna é sempre un bel tema.
Tra i piatti forti di Katz's c'é il pastrami, deriva dalla tradizione culinaria ebraica, é carne speziata, affumicata, poi cotta al vapore e servita tagliata piuttosto spessa tra due fette di pane di segale.
Assaggiato, molto buono ma troppo "carnoso" per i miei gusti, meglio un sandwich al formaggio con senape e patate.

lunedì 21 ottobre 2013

New York day 1: colazione da re, pranzo da principe, cena per terra.

C'é un proverbio che spiega il modo corretto per alimentarsi: una colazione da re, un pranzo da principe e una cena da povero.
Ecco, per questa settimana credo che lo dimenticherò.
Colazione da Zabar's, mi vergogno un po' a raccontarla ma merita.
Zabar's passa per un'istituzione a NY, é un negozietto sulla Broadway con annesso giga-market. 
Nel market c'è, credo, tutto. Ma con "tutto" intendo formaggio da ogni parte del mondo, otto addetti al banco pescheria che sfilettano qualsiasi cosa abbai avuto la sfortuna di passare sotto le loro lame, una varietà incredibile di frutta e verdure, anche cose che non avevo mai visto prima. 
La porta accanto al market é una piccola sala con banco panetteria e caffettoni vari, questo all'apparenza.
Quando ci siamo avvicinati ho scoperto che esiste una cosina tipica newyorkese chiamata "blintz" cioè un pancake della tradizione russo-ebraica farcito in vari modi, ho scelto quello al formaggio ma ne avevano anche con patate o marmellata, delizioso.
Poi ho ordinato un muffin con zucchine, cannella e un cuore di formaggio. La ricetta é da provare. Laurella, se mi leggi...questa é per te!
Mr.D. si é buttato sul primo "bagel" di questo viaggio: una ciambella di impasto come quello del pane che, prima di essere cotta al forno, viene bollita. I bagel possono essere poi decorati con semi di sesamo, papavero o lasciati naturali, vengono farciti o consumati lisci.
Ho letto sulla guida che, secondo i panettieri di New York, il segreto che qui rende i bagel così buoni sia l'acqua (al cloro?!). Sarà vero, si dice lo stesso della pizza a Napoli!
Mr.D ha scelto la farcitura che, ad inizio novecento, prediligevano gli immigrati ebrei del Lower East Side: salmone affumicato e formaggio spalmato. 
Il pranzo é stato rapido e indolore, una tazza di caffè con fetta di cheese cake alle fragole da Caffè Reggio, nel Greenwich, un posticino nato nel 1927 (le sedie mi sa che sono le stesse di quegli anni!).
Vi dico solo che Kerouac, Dylan e poi Al Pacino si sono seduti lì. Punto.
La cena merita una menzione speciale: panino con le polpette (veggie e non) da Meatball Shop, un posticino all'84 di Stanton Street.
C'era molta gente ed io ero troppo stanca per aspettare, così polpette-take away da mangiare sui gradini con annessa insalatina di rucola e fette di mela verde. Delicious.


domenica 20 ottobre 2013

New York day 0: come fare tre cene in quattro isolati.

Iniziare un post parlando di New York e del suo cibo é come cercare di descrivere a parole la musica: non si può. 
Ci hanno scritto libri, film, post, ma fino a che non provi e non senti con i pori della pelle sarà difficile capirlo davvero.
Il binomio NY-cibo richiederebbe troppe parole, scriverò qualche riga, ogni giorno, per tracciare il nostro giro dal punto di vista della voglia di assaggiare. Non parlo di Fame, quella é un'altra faccenda, a noi sconosciuta.
Siamo qui da poche ore e sono già riuscita a mangiare un hot dog, un'empanada e andare a cena in un ristorante. Come? Camminando per pochi isolati.
Dalla 79th giù lungo la Broadway siamo arrivati da Gray's Papaya, mentre mi chiedevo cosa centrassero le papaye con le salsiccette nel pane, Mr.D. mi aveva già comprato un piccolo hot dog con cheese.
Sono vegetariana! É vero, e continuo ad esserlo, ma devo provare tutto. Soprattutto qui.
Era delizioso, il pane piuttosto dolce e leggermente tostato, la carne saporita e il formaggio sciolto nel pane come fosse una salsa dal sapore indefinibile ma perfettamente amalgamata agli altri due gusti.
Quattro passi dopo l'hot dog ci siamo fermati al furgoncino di Nuchas, empanadas argentine.
Il profumo era troppo invitante per passare oltre senza una sosta. Cercando poi in rete ho scoperto che hanno vinto il vendor awards del 2013. Non mi é ben chiaro come assegnino questo premi ma per me se lo sono meritati.
A quel punto credevo che avremmo dedicato la serata allo street food mentre io cercavo di combattere il fuso, ma non é andata proprio così. I baffoni di Alex Garcia, chef cubano, ci hanno fatti fermare all'AGKitchen all'incrocio tra la 72th e Columbus Avenue. 
Veggie e classic burger per noi con cipolle caramellate e guacamole. 
Memore di altre viaggi avrei dovuto ricordarmi che l'acqua in buona parte del mondo sa di cloro, invece il cameriere "Mr. sorriso così mi lasciate più mancia" é stato velocissimo e mi ha servito non una ma due caraffe di acqua e ghiaccio al cloro. Poco male, per i prossimi due mesi  ho sterminato tutti i batteri del mio apparato digerente.